L’ ORATORIO

L’ Oratorio della Contrada della Torre, dedicato al San Giacomo maggiore e a Sant’Anna, fu costruito a partire dal 1531 come ringraziamento alla Vergine Immacolata sotto la cui protezione era stata combattuta e vinta nel 1526 la battaglia di porta Camollia contro le truppe fiorentine e pontificie.
A ricordo di tale vittoria, per onorare il coraggio mostrato dagli uomini della Contrada, la Repubblica senese permise di edificare in Salicotto una chiesa intitolata ai due Santi, dietro sollecitazione degli stessi abitanti del rione i quali – riuniti nella Confraternita dell’Immacolata e dei Santi Giacomo e Cristoforo, strettamente connessa con la Contrada del Lionfante – contribuirono fattivamente alla realizzazione del progetto.

I lavori di costruzione dell’oratorio furono terminati nel 1536, come confermato da una lapide marmorea visibile all’interno dell’oratorio, sulla quale si legge IM(maculatae) MAR(iae) OB VIC(toriam) 1526. 1536 F(undamenta) P(osuere): “A Maria immacolata, a motivo della vittoria del 1526. Realizzato nel 1536”.
L’originaria struttura cinquecentesca, della quale non conosciamo le caratteristiche, subì profondi cambiamenti alla metà del XVII secolo. A partire dal 1665 iniziarono infatti importanti lavori di ampliamento e di ristrutturazione che determinarono l’attuale aspetto di gusto controriformato della Chiesa. Nel 1702, al termine dei lavori di decorazione pittorica della volta e di quelli a stucco affidati rispettivamente a Dionisio Montorselli e Iacomo Franchini, la chiesa fu solennemente inaugurata.
Con queste parole il Macchi ricorda l’evento: «l’anno 1702 il dì 25 di luglio fu terminata di dipegnere tutta la volta di questa chiesa, la quale dipense il signore Dionisio Montorselli pittore e la sera [i Torraioli] fecero una torre di fuochi artificiali con lumiere, masti, trombe e tamburi».
Sul finire dell’Ottocento (1893-1894) i Torraioli fecero restaurare gli stucchi e realizzare una nuova pavimentazione in marmo alla quale lavorò Leopoldo Maccari su disegno dell’architetto purista Giuseppe Partini, torraiolo. Lo stesso Partini curò il restauro della facciata.
Nel 1901 venne infine realizzato il campanile su progetto di Agenore Socini.
Nel corso del Novecento vari interventi hanno riguardato il rifacimento del tetto (1955) e la sostituzione del pavimento (1969). Negli ultimi anni (2001-2003) l’oratorio è stato interessato da importanti lavori di restauro degli intonaci, degli affreschi, dei dipinti e degli arredi, di consolidamento delle volte e di adeguamento degli impianti alle attuali norme di legge, che hanno restituito all’edificio la sua originaria bellezza.

 

GLI AFFRESCHI

L’oratorio presenta una pianta rettangolare scandita in quattro campate.
Gli affreschi che decorano le volte furono eseguiti da Dionisio Montorselli tra il 1700 e il 1702. Nella volta a botte dell’ingresso è raffigurato un coro di angeli che reca un cartiglio con la scritta “Tellus et astra concinunt”, che trova il suo completamento nell’affresco dell’altra volta a botte, dove gli angeli recano un secondo cartiglio “Apostolorum gloriam” (la terra e i cieli cantano la gloria degli apostoli).
La volta a vela centrale è dedicata a San Giacomo maggiore, raffigurato in gloria con gli apostoli, al cospetto del Cristo, di Dio Padre e della Vergine; nei pennacchi sono dipinti i quattro evangelisti. Nelle lunette laterali sono raffigurate attraverso figure allegoriche la Carità, la Fede (a sinistra) e la Speranza (a destra). Nella quarta lunetta compare un Santo vescovo, probabilmente San Giacomo minore.
La piccola vela del presbiterio fu ridipinta nel 1836-1838 da Cesare Maffei, che vi raffigurò degli angeli con lo strumento per la follatura della lana con cui fu martirizzato San Giacomo minore, dedito al mestiere di battilana. Nei due ovali laterali sono raffigurati Santa Caterina e San Bernardino.
Sulla controfacciata un affresco della fine del Seicento di Francesco Mezzetti ricorda un episodio della vita di San Giacomo. Il dipinto murale manca della parte inferiore rovinata nella prima metà dell’Ottocento in seguito all’inserimento della balaustra per l’organo.

 

I DIPINTI

Sulle pareti della campata d’ingresso sono sistemati due dipinti: uno di Aurelio Martelli (1644-1721), detto “il Mutolo”, pittore senese attivo nella seconda metà del Seicento raffigurante San Giacomo con un infermo e Santi (a destra), l’altro di Deifebo Burbarini (1619-1680) che mostra Gesù e San Giacomo in gloria.
La campata centrale ospita i due altari laterali: in quello di destra è posto il dipinto di Giovanni di Lorenzo che raffigura la Beata Vergine immacolata fra i Santi Giacomo e Cristoforo (1545), arricchito da un tabernacolo ligneo intagliato e dorato, opera dello scultore Pasquale Leoncini (1876), nell’altare laterale sinistro è collocata una tela di Aurelio Martelli, Sant’Anna, la Madonna con bambino e San Giovannino (1700 circa).
Nella terza campata, che precede il presbiterio, sono poste: a destra la tela di Francesco Mezzetti San Giacomo che risana un infermo (1679), a sinistra Cristo e San Giacomo di Deifebo Burbarini (XVII secolo).
La parete che introduce al presbiterio si apre con un arco trionfale portato da due pilastri addossati; alla sommità è apposto un cartello, sotteso da festoni, con la frase “Coronavit eum Dominus”.
Nella parete destra del presbiterio, sopra la porta che conduce alla sagrestia, si trova una delle opere più celebri di Rutilio Manetti, la Crocifissione, eseguita verso il 1625, dove l’artista mostra uno stile del tutto personale accendendo con drammatiche luci caravaggesche gli intensi panneggi cromatici delle figure ai piedi della croce. Il dipinto proviene dalla Certosa di Maggiano. La tela d’altare, raffigurante il Martirio di san Giacomo, fu eseguita nel 1605 da Rutilio Manetti. I colori sono molto più vivaci che nell’altro dipinto (la crocifissione) in quanto Manetti dipinse questo quadro prima dell’incontro con Caravaggio.
L’altare maggiore è caratterizzato da un paliotto ligneo dorato, eseguito a intaglio da Antonio Manetti nel 1851. La scena centrale mostra San Giacomo condotto a morte che risana un infermo. Nelle due storie laterali, applicate sui piedistalli delle colonne, Iosia pronuncia la condanna a morte di san Giacomo (a sinistra), e San Giacomo compare a un pellegrino incredulo (a destra).

I PARATI

Le pareti dell’oratorio della Contrada della sono rivestite da parati di damasco di seta, di colore rosso scuro, con motivi araldici allusivi ai simboli della Contrada, tessuti appositamente e conservati in maniera perfetta. La datazione di tali pannelli non è certa: è interessante comunque ricordare che il Macchi, descrivendo l’oratorio di San Giacomo agli inizi del Settecento, scriveva che nella chiesa si trovavano «li parati di damasco rossi». Possiamo pertanto affermare che molto probabilmente sono stati realizzati nel 1702 per la solenne inaugurazione dell’oratorio restaurato, e in seguito reintegrati nella parti rovinate.

 

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