IL RIONE

Il rione di Salicotto iniziò a costituirsi in epoca alto-medievale al di fuori della cerchia muraria.
Nella prima metà del XII secolo le mura inglobarono parte della odierna piazza del Mercato e di Malcucinato, fino alle vie oggi denominate di Pescheria e del Luparello. Il successivo ampliamento della cinta muraria, avvenuto agli inizi del XIII secolo, incorporò un’altra cospicua parte del rione della Torre, che già nella prima metà nel Duecento si trovava per gran parte all’interno delle mura cittadine.

La Contrada della Torre fa parte del terzo di San Martino e, secondo quanto stabilito dal Bando di Beatrice Violante di Baviera, il suo territorio appare così delimitato: “Dal palazzo del Sig. Capitano di Giustizia inclusive entri in Salicotto con prendere da ambe le parti detta strada, e mezzo il Mercato vecchio per quella parte, ed arrivando al fine di detta strada di Salicotto volti per la strada che porta alla chiesa di San Martino, tenendo per quella a sinistra solamente. Pervenuta alle scale di detta chiesa svolti nella via di Pantaneto tenendo solo dalla parte del Collegio Tolomei, abbracciando quel palazzo per il Chiasso Largo, si porti in piazza fino alla cappella, intendendovisi comprese le strade di San Giusto, il Realto ed altre entro al detto recinto”.

Note al Bando di Beatrice Violante di Baviera
Dal palazzo del Sig. Capitano di Giustizia inclusive”: pur trattandosi di un possesso teorico, alla Torre appartiene la parte del Palazzo pubblico un tempo occupata dal Capitano di Giustizia: la Sala monumentale, le sale del secondo piano che corrispondono a essa, il teatro dei Rinnovati, gli odierni uffici comunali con accesso da via Salicotto. Nel territorio della Contrada della Torre è ricompresa inoltre la Cappella di Piazza.
Per “strada che porta alla chiesa di San Martino” si intendono le odierne vie di San Martino e del Porrione, mentre il “Collegio Tolomei” è il palazzo Piccolomini che oggi ospita l’Archivio di Stato, situato secondo il Bando in via Pantaneto perché all’epoca tale via iniziava non alle Logge del Papa ma all’incrocio con le vie Rinaldini e San Vigilio.
Infine, la “strada di San Giusto” è l’odierna via dell’Oro.

SALICOTTO, MALCUCINATO E PESCHERIA

La via di Salicotto è la strada principale della Contrada della Torre.
Nel XIV e XV secolo la prima parte di Salicotto era denominata via di Malcucinato, e vi si eseguiva la lavorazione delle carni insaccate.
In Pescheria tenevano invece i propri banchi i pescivendoli. Il vicolo, coperto, passa oggi sotto la parte posteriore del teatro dei Rinnovati. Secondo alcuni storici, però, col nome di Pescheria in passato si intendeva il passaggio, detto anche vicolo del Trapasso, che separava il Palazzo del Podestà dal carcere delle Stinche. Del vicolo resta traccia nel grande arco ancora visibile sulla facciata del Palazzo pubblico in Salicotto. A fianco di tale arco una targa in pietra riporta la scritta: «Pesce di fiume A.D. MDLXXXVIIII».

 

 

IL MERCATO VECCHIO, PORTA GIUSTIZIA E VIA DEL SOLE

L’odierna piazza del Mercato assume la denominazione di Mercato vecchio, riportato anche nel Bando di Beatrice Violante di Baviera, quando sul finire del XIV secolo il mercato del bestiame viene nuovamente trasferito in Fontebranda. Solo nel 1886, con la costruzione del Tartarugone, la piazza torna a ospitare un mercato, soprattutto di generi alimentari.
La piazza del Mercato vecchio è stata sempre collegata in maniera diretta con la vallata sottostante. Il muraglione, oggi esistente, che divide la piazza dalla via di Porta Giustizia viene costruito solo nella seconda metà dell’Ottocento, insieme alla scalinata che porta ai lavatoi.
Fino ad allora la via dei Malcontenti, detta anticamente Costa della palla, scendeva in una ripida discesa verso la vallata. La denominazione della via è da ricondurre al fatto che nel Medioevo i condannati a morte la percorrevano per raggiungere la sottostante Porta Giustizia e quindi la zona destinata alle pubbliche esecuzioni. Dinanzi ai lavatoi ha inizio la via del Sole, nata come camminamento esterno delle mura risalenti all’inizio del Duecento e da sempre abitata e vissuta dai Torraioli.

 

 

RIALTO, SAN GIUSTO E VANNELLO

Rialto è il nome antichissimo della via che dal Porrione, attraverso un breve arco abbellito da un tabernacolo, giunge fino all’incrocio con il vicolo del Vannello per poi continuare nel vicolo dell’Oro. Tale denominazione è stata spesso ricondotta a un personaggio assai ricco e di statura considerevole, Pietro Gallari, chiamato appunto “Re alto”. Più verosimilmente il nome è dato dal fatto che tale strada non scende come le altre in Salicotto ma corre in parte parallela a essa, in posizione rialzata.
Poco oltre il termine della via del Rialto, si apriva un tempo la piazza di San Giusto, nella quale si trovava l’omonima chiesa risalente al 1188 e demolita negli anni Trenta del Novecento. Perpendicolare al Rialto e al vicolo dell’Oro scende il vicolo del Vannello, sorto sul percorso dell’antica cavina di Salicotto, un canale nel quale si facevano defluire le acque piovane sfruttando la pendenza del terreno. Tracce di essa sono state rinvenute sotto l’oratorio della Torre, costruito in Salicotto proprio di fronte al vicolo del Vannello.

 

 

IL GHETTO

Nel 1571 il granduca di Toscana, Cosimo I, visti «i molti buon effetti» derivati dalla emanazione dell’editto di reclusione dei cittadini ebrei residenti a Firenze, estende tali provvedimenti anche allo Stato senese, dove gli ebrei erano presenti sin dal XII secolo. Dalla seconda metà del Cinquecento gli ebrei sono dunque costretti a vivere nel cosiddetto Ghetto, che comprende i vicoli delle Scotte, del Luparello, della Manna, degli Archi, della Fortuna, un tempo detto appunto stradello del Ghetto. Un rione di case povere e a basso costo perché abitate da meretrici e da persone di bassa mano: una ulteriore umiliazione che va ad aggiungersi alle pesanti restrizioni che il governo impone agli Ebrei. Nel 1799, con l’ingresso in Siena dell’esercito francese, i cancelli del Ghetto vengono divelti, ma solo nel 1859 vengono riconosciuti diritti civili e politici agli ebrei. Al centro del Ghetto, al termine del breve vicolo degli Archi, si trova la Sinagoga, opera dell’architetto vanvitelliano Giuseppe Del Rosso, che la edificò nel 1756. Di fronte ad essa l’antica fonte, un tempo ornata da una statua raffigurante Mosè nell’atto di additare una sorgente. La scultura, attribuita a Jacopo della Quercia, venne rimossa nel 1785 e collocata nel Museo dell’Opera del duomo e poi nel Museo Civico.

 

 

PALAZZO PICCOLOMINI E IL CHIASSO LARGO

Nel territorio della Contrada della Torre è ricompreso il palazzo Piccolomini, o dei Papeschi, fatto costruire nel 1464 da Giacomo e Andrea Piccolomini Todeschini, nipoti di papa Pio II.
Alla fine del XVII secolo diviene sede del Collegio Tolomei, per poi ospitare, all’unità d’Italia, l’Archivio di Stato.
Il palazzo ha l’ingresso in Banchi di Sotto e con la sua parte destra si affaccia in via Rinaldini, detta Chiasso largo, e quindi in piazza del Campo.

 

 

LA FONTANINA

Nel 1954 il rione si arricchisce della fontanina battesimale realizzata da Fausto Corsini, tra le prime, dopo quelle della Chiocciola e della Tartuca. La fontanina – ora conservata nei locali museali – è composta da un elefante in bronzo che si erge su un basamento ottagonale in travertino, sul quale sono rappresentate le insegne delle Compagnie militari della Contrada. Trent’anni dopo, nel 1984, è stata sostituita da un’opera dello scultore torraiolo Mauro Berrettini, che ha inserito la fontanina in un più ampio progetto di arredo della piazzetta dedicata alla memoria del capitano Artemio Franchi, dove i Torraioli vivono la propria vita contradaiola, circondati da elementi architettonici e artistici carichi di una forte valenza simbolica.

 

 

IL PLASTICO DI SALICOTTO

All’inizio del Novecento a motivo del sovraffollamento delle vecchie abitazioni del Ghetto e di Salicotto, causa del diffondersi di malattie come la tubercolosi e il tifo, fu progettato di risanare il rione. Nel 1930 iniziò l’opera di demolizione e la successiva ricostruzione dei fabbricati: una parte di Siena venne così a scomparire per sempre.
È ancora possibile avere un’immagine della struttura originaria del rione prima del risanamento attraverso il ‘plastico’ conservato nell’archivio della Contrada. Si tratta di un modello in gesso, in scala 1:100, del quartiere di Salicotto realizzato nel 1929 da Pedano Pedani e Vittorio Zani su incarico del Comune, quale studio di fattibilità per la Commissione che avrebbe dovuto occuparsi della realizzazione del risanamento edilizio dell’intero rione.
L’estrema precisione dei due artisti nella resa dei particolari fa sì che oggi il plastico, al di là dell’indubbio interesse urbanistico e artistico, costituisca una fonte storica unica e di fondamentale importanza.

 

 

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