Le cronache del palio del settembre 1910, vinto dalla Torre con Domenico Leoni di Cinigiano detto Il Moro su Gobba, sono abbastanza note. Un’importante delegazione di giornalisti francesi, spesso rappresentati dai relativi direttori, avrebbe compiuto in quel mese un viaggio in Italia – in treno – facendo sosta nelle città reputate più interessanti. Fra queste Siena nei giorni 10 e 11. Fu dunque proposto di sfruttare l’occasione e correre un palio straordinario in onore di tale rappresentanza, con l’intento di attrarre visitatori una volta che questi avessero letto le narrazioni della nostra Festa sulle prestigiose pubblicazioni. Ad avanzare la richiesta (alla fine d’agosto!) per l’iniziativa fu infatti la “Società degli Industriali, Commercianti ed Esercenti” che, non senza impedimenti – anche di carattere economico – il 4 settembre ottenne il placet del Comune (che se ne assunse l’organizzazione) e delle Contrade ad esclusione del Leocorno, nonché il contributo del Monte dei Paschi, della Camera di Commercio e di privati. Il giorno seguente (5 settembre) la Torre fu estratta a sorte e l’8 le fu assegnata in sorte la favorita Gobba, femmina baia, già vincitrice con i nostri colori, montata da Fulmine, il 16 agosto 1905. Gobba aveva corso nella Torre anche nel 1909: nella carriera d’agosto sempre con Il Moro e nel palio a sorpresa del giorno seguente, con Fulmine. Questa cavallina, dei sedici palii corsi, ne aveva vinti altri due: col Bruco (16 agosto 1907) e con la Lupa (18 agosto 1907 con cavalli scossi).

La domenica 11, alla presenza dei francesi, iniziò a sfilare il corteo storico con le modalità consuete. Va annotato, a tal proposito, che una prima proposta del Magistrato delle Contrade di accogliere i giornalisti con parte della comparsa (così nei nostri verbali) e la sola sbandierata in Piazza, senza Palio, fu bocciata in malo modo. La stampa cittadina addirittura la considerò una sorta di “mascherata”.

La pioggia che imperversò in quei giorni – tanto che non fu corsa né la prova generale né la provaccia – impedì anche lo svolgimento della carriera, che dovette essere rinviata al martedì successivo, quando ormai i giornalisti avevano proseguito il loro viaggio verso Roma.

Alle 11,30 del 13 settembre i rintocchi di Sunto avvisarono la cittadinanza dell’imminente corsa e, chi poté, si recò in Piazza. Molti rimasero esclusi e si assieparono allo sbocco di San Martino. Dopo una prima mossa invalidata e dopo aver superato a metà del primo giro la Selva, partita in testa, la Torre si mantenne in prima posizione giungendo al bandierino con Il Moro alla sua prima vittoria sul Campo.

E’ presumibile che il drappellone non sia stato commissionato a Vittorio Emanuele Giunti e Corrado Potenti prima della sera del 4, data in cui si ebbe la certezza che il Palio si sarebbe corso. Sappiamo anche che il giorno stabilito per la carriera fu esposto a fianco dell’ingresso del “civico palazzo”. Dunque meno di una settimana per ideare, dipingere e cucire! Eppure non mancò chi, dalle colonne della Gazzetta di Siena, ebbe da ridire sia sulla qualità stilistica, sia su quella pittorica.

Una cartolina fotografica recentemente inserita nel nostro archivio digitale (di cui ringraziamo sentitamente Mauro Bruschettini per il dono), che immortala Salicotto durante i festeggiamenti della vittoria, svoltisi il 10 e 11 ottobre, invita a soffermarsi su cronache meno conosciute e alcune curiosità.

Se la ben nota foto relativa a quel palio, con gli ombrelli in Piazza, è considerata la prima esistente di una mossa – in quanto le fotocamere di allora non consentivano di scattarne con la bassa luce pomeridiana –anche questa foto, in cui il rione della Torre è addobbato con bandiere, drappi, festoni e lampioncini alle finestre, è stata scattata verso le 13 (luci e ombre lo attestano): la stessa ora della carriera.

L’immagine della mossa, in cartolina, fa parte della collezione denominata “Fondo Claudio e Grazia Begani” recentemente accolta nell’Archivio della nostra Contrada grazie alla concessione dei figli Jacopo, Marco e Simone Begani.

I verbali di contrada annotano che, per l’organizzazione, furono create varie commissioni: illuminazione e apparatura, pranzo e rinfresco, vigilanza, banda, distribuzione tessere ed altro. La scelta per le luminarie è forse quella che oggi ci stupisce di più. Se infatti furono valutati preventivi di illuminazione e addobbi a “bicchierini” (con stoppini e olio come quelli che ben si vedono nella foto della domenica in Albis del 1902) o a “bracciali”, la scelta cadde sul progetto della Ditta F. Mammoli che prevedeva l’istallazione di ben 600 lampadine elettriche! Tale apparato, considerando anche altre spese, sarebbe risultato “più vantaggioso e più decoroso” avrebbe “garantito una pronta accensione” e sicuramente “nulla avrebbe lasciato a desiderare”.

Se nella foto in bianco e nero si possono immaginare i festoni multicolori non sono visibili invece i lunghi tavoli, nei pressi dell’Oratorio, dove alle 20 si sarebbero seduti 170 contradaioli in banchetto e neppure l’apposita tavola allestita per 40 donne. A differenza di un’analoga foto dello stesso anno per i festeggiamenti nella Tartuca per la carriera vittoriosa di agosto in cui, sotto simili festoni della stessa Ditta Mammoli, veniva mostrato il drappellone, nella nostra il palio non è visibile. Era infatti collocato su “un frontone formato da piante, arazzi e bandiere delle Contrade alleate”. Sempre dai verbali sappiamo che, di fronte alla Chiesa, furono posizionati due cestini foderati con i colori della Torre con due bei paperi starnazzanti. Chissà in quale punto fu posizionata Gobba, opportunamente bardata, che sappiamo aver avuto anch’essa la sua parte nella festa?

Alla serata del 10 ottobre, domenica, ne seguì una analoga, sempre con banchetti, il lunedì.

Ambedue furono allietate, fino a notte fonda, da musiche, balli e canti. Più volte, cosa per noi oggi quasi impensabile in una festa in Contrada, fu suonata e intonata “La Marsigliese”: una sorta di ringraziamento a quei francesi che avevano dato alla Torre l’opportunità di conquistare la quarantesima vittoria.

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