Una delle eredità di conoscenza che ci ha lasciato il centenario della Grande Guerra è stata quella di evidenziare il ruolo che in quasi tutte le Contrade veniva ad assumere in quegli anni, da fine ottocento alla vigilia del secondo conflitto mondiale, la figura dei Vicari rispetto a quella dei rispettivi Priori che rivestivano quasi sempre compiti marginali, supportati e sostituiti in molti degli adempimenti proprio dai Vicari, in molti casi in carica per lungo tempo e appartenenti al clero diocesano e cittadino.

E’ il caso appena di accennare la straordinaria esperienza del canonico professor don Assunto Moretti che dal 1907 al 1945 sarà capace di reggere le sorti della Nobil Contrada del Bruco a cui il popolo di via del Comune guardava con grande rispetto e ammirazione per l’autorevolezza dei propri giudizi e la saggezza degli indirizzi impressi alla Contrada; oppure il caso di don Duilio Bani nella Nobile Contrada dell’Oca che negli anni della prima guerra mondiale in qualità di Cancelliere manteneva i contatti con la gente del proprio rione mandata al fronte rispondendo di proprio pugno alle lettere che essi inviavano per dare notizie a casa delle proprie condizioni di salute e notizie dei compagni feriti o deceduti nei combattimenti, assolvendo in questo caso una importante funzione sussidiaria come quella di ideale collegamento con la vita senese per un’intera generazione. Di pari livello poi la figura di don Arturo Bartalini, Vicario della Contrada di Valdimontone per un lungo periodo di tempo, che conferma la regola per la quale, dato l’alto grado di istruzione ricevuta, gli ecclesiastici finivano spesso per ricoprire le cariche più importanti di Vicario, Cancelliere o Cassiere. Anche nella Contrada della Torre non si era da meno e ben tre figure di ecclesiastici sono da ricordare in questo lungo spazio temporale: quelle cioè di don Pier Agamennone Alessandri, Don Gaspare Olmi e don Carlo Biagi, dei quali siamo andati a ricercare le tracce all’interno dell’archivio arcivescovile di Siena. Il secolo Novecento inizia proprio con don Pier Agamennone Alessandri nel ruolo di Vicario (1900-1901) del marchese Bonaventura Chigi Zondadari, Senatore del Regno, che nell’inaugurare il nuovo campanile della chiesa di San Giacomo maggiore ringrazia proprio il reverendo Alessandri per la preziosa opera svolta in appena tre mesi di lavoro con rispetto assoluto della tempistica e con puntualità inusuale in anni assai difficili e complessi. Don Alessandri era uomo di vasta cultura, autore di un pregevole Diario delle cerimonie e feste fatte in Siena nella creatione del Santissimo vicario di Cristo papa Alessandro Settimo [scritto da Giovanni Battista Cenni] per nozze Chigi-Zondadari Colonna (in Bullettino Senese di Storia Patria, VII, 1900, pp. 179). L’archivio arcivescovile di Siena in Carteggi Parroci n. 225 S. Donato conserva molti documenti personali del parroco Agamennone Alessandri dal 1824 al 1905 tra i quali le attestazioni delle varie classi ginnasiali svolte presso il Seminario Collegio Arcivescovile, i diplomi di Laurea in Teologia e di socio ordinario della Accademia Letteraria di S. Caterina da Siena, la nomina a parroco della parrocchia di San Donato con la concessione del Regio placet – come d’uso – da parte del Procuratore Generale della Corte d’Appello di Firenze e la designazione dell’incarico di insegnamento della Filosofia e della Teologia Dogmatica nel Seminario Arcivescovile di Siena.
Sembra non aver mai rivestito il ruolo di Vicario, almeno ufficialmente, don Gaspare Olmi, ma non meno importante per la Contrada della Torre fu la sua presenza in molteplici occasioni, quale ad esempio munifico donatore delle nuove campane a inizio secolo; ma don Olmi contribuì in più occasioni ai bisogni della Contrada, in particolare ai restauri e alle decorazioni dell’oratorio di san Giacomo, che gli valsero una lapide marmorea e un busto in gesso all’interno della Chiesa stessa. Gaspero Luigi Felice Maria Olmi fu un personaggio poliedrico assai noto in città dove era nato il 20 novembre 1833 nella piazzetta antistante la chiesetta di San Giusto non più esistente. Gaspero riceve i primi rudimenti di scrittura, lettura, aritmetica e dottrina cristiana dai fratelli Cecilia e Francesco Rosati per poi proseguire gli studi alla scuola della Collegiata di Provenzano e al Collegio Tolomei dove ottiene buoni risultati negli studi letterari. Si laurea in Teologia all’Università di Siena ed è dapprima sagrestano presso la chiesa di San Giusto, fino a quando nel 1851 non viene ordinato chierico dal curato di San Martino.

Il vescovo Baldanzi lo ordina sacerdote il 19 settembre 1857 nella cattedrale di Siena, ufficiando poi nella chiesa dei Servi, pur conservando “da vero senese un grande amore – come scriverà – anche alla chiesa della mia contrada dedicata a S. Giacomo maggiore, e vi andavo a servire in occasione delle feste che vi erano, delle quarantore, della Novena di Natale ecc..”. Iniziò poi una lunga serie di peregrinazioni per varie diocesi d’Italia impegnato in missioni apostoliche e prediche fino al trasferimento a Genova nel 1870 presso la Congregazione dei Missionari dei Figli di Maria Immacolata. Olmi non dimenticò mai la sua adorata città, presenziando ogni volta ad avvenimenti importanti e provvedendo a necessità cittadine con munifiche elargizioni per restauri in Cattedrale, nella chiesa del Carmine, ai Servi, in San Francesco e, come ricordato, nella chiesa della sua Contrada contribuendo al restauro del pavimento, di vari arredi sacri e di un ostensorio. La sua generosità non passò inosservata tanto che nel 1896 il capitolo metropolitano propose la sua nomina a canonico onorario di Siena che fu accolta con favore. Di carattere schivo dagli onori, preferì sempre essere chiamato don Gaspero. Nel 1907 nel cinquantesimo anniversario di sacerdozio alla messa solenne presero parte, oltre all’arcivescovo Benedetto Tommasi, le autorità cittadine e i paggi delle otto Contrade di cui don Olmi era benemerito protettore e la Torre con l’intera comparsa: del suo giubileo sacerdotale restano numerosi attestati di felicitazioni, lettere, telegrammi e anche sonetti e poesie. Morì nel 1909 a Genova presso i Figli di Maria Immacolata. L’archivio arcivescovile di Siena conserva un fascicolo relativo a don Gaspare Olmi contenente Carteggio e docc. miscell. dalla seconda metà del secolo XIX al 1907, con autografi del segretario di Stato vaticano cardinale Merry Del Val e della beata Savina Petrilli, nonché copie del giornale Il Popolo di Siena del 21 e del 28 settembre 1907 riportanti la notizia e la cronaca delle celebrazioni del suo giubileo sacerdotale partecipato da grande folla in cui viene ricordata la sua opera di benefattore per molte chiese senesi con il restauro di ben due cappelle nella chiesa dei Servi, le pitture del Franchi nella camera di Santa Caterina, il bussolone alla porta di san Francesco, il trono della Cattedrale, la Cappella del Seminario, il campanile con le campane e l’ostensorio regalato alla sua Contrada. Il cronista chiude il suo articolo additando don Olmi – “tanto più grande, quanto più umile” – come modello per i più giovani sacerdoti. La terza figura di ecclesiastico torraiolo fu quella di don Carlo Biagi, Vicario della Contrada a più riprese: dal 1907 al 1914 e, dopo l’interruzione dovuta alla guerra, dal 1919 al 1923 e nuovamente dal 1926 al 1927. L’archivio arcivescovile senese conserva la sua scheda personale annotando la data di nascita avvenuta a Siena il 30 settembre 1879 e la data di ordinazione sacerdotale del 19 settembre 1903 nella Chiesa Metropolitana per l’imposizione delle mani di monsignor Tommasi arcivescovo di Siena. Tra i molti incarichi diocesani di don Carlo Biagi da segnalare l’insegnamento in Seminario dal 1898, le nomine risalenti al 1929 del canonicato di S. Dalmazio in Duomo e della prelatura d’onore di Sua Santità. All’interno della Contrada della Torre, il suo primo riferimento lo troviamo in una memoria del 13 ottobre 1913 in occasione di un ricevimento offerto dalla Contrada e dallo stesso Vicario generale don Carlo Biagi per la partenza del maggiore medico Ennio Mariani, nativo della Contrada, per recarsi nell’ospedale militare di Tripoli, salutato con parole patriottiche e ispirate e “facendo voti che la sua opera illuminata e pietosa porti sollievo ai valorosi che in Libia combattono per la gloria d’Italia” e anche riguardo alla nascita della Società Elefante alla quale aderirono ben centocinquanta soci e della quale fu nominato primo presidente inaugurando ufficialmente i locali posti sotto l’Oratorio di san Giacomo Maggiore il 14 settembre 1923 e varando anche il primo Regolamento. Carlo Biagi morì a Siena il 15 novembre 1960 continuando a partecipare, anche dopo il conflitto mondiale, in maniera più o meno attiva, alla vita del rione. In sintesi tre vite da ricordare, tre diversi esempi di dedizione alla Torre da sottolineare ai giovani in uno speciale rapporto e legame tra fede e Contrada dove l’una non pregiudica l’altra, ma anzi la completa.

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